DEPRESSIONE: COME RICOMINCIARE A VIVERE
La chiamano pigrizia, svogliatezza, noia e mancanza di forza e coraggio, io e chi come me fa parte del mondo medico la chiamiamo depressione. La depressione è una patologia cronica, le cui basi eziopatogenetiche sono associate ad una disfunzione della trasmissione monoaminergica e ad una progressiva perdita del trofismo neuronale con una conseguente incapacità neuronale di specifiche aree cerebrali, coinvolte nel controllo della sfera emozionale, fisica, affettiva e delle funzioni cognitive, a sapersi adattare agli stimoli ambientali negativi. Connettersi ad una parte di noi stessi talvolta mai conosciuta o mai apprezzata e desiderata… Guardarsi allo specchio e disprezzarsi, guardarsi e non riconoscersI… desiderare infinitamente di essere amati, apprezzati solo per sentirsi di avere un valore… Solo per percepire che questa vita potrebbe avere un senso. Ogni giorno inseguire ma senza avere la forza di correre. Inseguire l’altro oltre l’immaginabile, scrutarne ogni movimento, ogni sguardo e ogni parola alla ricerca della conferma dei nostri più grandi timori: “non vali, sei una persona triste, senza di te vivrei meglio, sei solo un peso”. Stanco anche di respirare, stanco di parlare, di pensare. Appesantito da ogni parte di te, inerme attendi il domani come se l’oggi fosse stata una conquista, solo perché è giunto alla fine… e se per un attimo ti ritrovi davanti a chi aspetta la vita e fugge la morte pensi e ripensi a quanto la tua salute fisica a quel qualcuno starebbe meglio addosso, perché tu non sei in grado di apprezzarla, di approfittarne, di goderne per davvero. Non sei in grado, ripeti all’infinito di non essere in grado e vorresti gridarlo forte per essere ascoltato da chi non comprende; già, perché la malattia mentale talvolta è più invalidante di quella fisica e chi la giudica è colpevole solo di non essere in grado di comprendere, non ha avuto la sfortuna di conoscerla. Non sa quanto possa essere assordante il silenzio in una stanza piena di gente, non sa che sapore ha il vuoto, non sa quanto vorresti sorridere ma una morsa stretta al collo ti trattiene in un angolo buio della stanza… più vorresti correre, più il dolore ti rincorre; una voce dentro ti sgrida e umilia se provi a vivere un attimo di gioia. È una condanna che non riesci a comprendere. Pensi a quanto possa essere facile stare vicino a qualcuno quando ha il volto disteso e rilassato e certamente è facile essere quel qualcuno quando hai ciò che hai sempre desiderato e non conosci la solitudine. È facile quando ti senti nel posto giusto con le persone giuste. È facile per alcuni, ma per altri è una guerra senza fine. È una battaglia con loro stessi dalla quale escono sempre sconfitti, è per questo che spesso cercano e trovano rifugio nel sonno, nel cibo, nel pianto, nell’isolamento, nell’estraniamento dell’attenzione, nell’alcol, nelle droghe, nei giochi online, nello shopping… ogni cosa assume valore confortevole davanti ad una sofferenza incontrollabile. Spesso, i miei pazienti arrivano carichi di dubbi e con una lista di domande che inizia quasi sempre con “perché a me?” in un mondo dove l’unica cosa da non dimenticare a casa la mattina è sempre il finto sorriso e più soffri più bisogna ostentare serenità, in una società in cui è importante apparire e non essere, è sempre più facile sentirsi “sbagliati, disprezzabili e diversi”. E pensare che la vera perfezione è fatta da tutte le nostre piccole imperfezioni.
L’umore depresso per la maggior parte del giorno, la marcata diminuzione di interesse o piacere per tutte, o quasi tutte, le attività, una significativa perdita di peso, in assenza di una dieta, oppure un significativo aumento di peso, soffrire d’insonnia o ipersonnia, di agitazione o rallentamento psicomotorio, di affaticamento e mancanza di energia quasi ogni giorno. Provare sentimenti di autosvalutazione, difficoltà a prendere decisioni e avere ricorrenti pensieri di morte o ricorrente ideazione suicida sono sintomi della depressione.
Essere una persona depressa non significa essere pigra o svogliata.
La depressione è una malattia.
L’intervento clinico ha l’obiettivo di individuare quali siano i fattori psicosociali stressanti, i conflitti intrapsichici e le difficoltà interpersonali; diviene fondamentale, poi, comprendere se la depressione è presente in comorbilità con disturbi di personalità e a che cosa, quindi, possa essere reattiva. A partire dall’intervento psicoeducativo dove vengono fornite informazioni ai pazienti e ai loro familiari sulla malattia, i sintomi, il decorso e il trattamento (talvolta potrebbe essere utile l’associazione farmaco-psicoterapia), fino ad arrivare a ristrutturare cognitivamente le dispercezioni della persona e a potenziare le capacità di problem-solving e le strategie di coping.