FIGLIO AGGRESSIVO E VIOLENTO: E SE AVESSE UN DISTURBO DELLA CONDOTTA?
Diversi studi hanno dimostrato come in genere i bambini fisicamente aggressivi hanno avuto genitori fisicamente punitivi che hanno impartito loro la disciplina mediante un modello aggressivo, con urla, schiaffi e percosse. Questi genitori hanno spesso avuto a loro volta genitori fisicamente punitivi. È così che si dà vita al cosiddetto “trauma transgenerazionale”.
Tuttavia, è bene specificare che non tutti i bambini maltrattati diventano adulti maltrattanti.
Infatti, il comportamento punitivo può giungere fino al maltrattamento e, sebbene la maggior parte dei bambini maltrattati non sviluppi comportamenti criminali o non si trasformi in un genitore che maltratta i propri figli, il 30% finisce per adottare comportamenti violenti (Myers, 2009).
“…mi ha insultata davanti a tutti e ha completamente strappato il mio zaino, nemmeno i professori hanno saputo aiutarmi…”
Chi adotta condotte aggressive a persone o animali, danneggiamento di oggetti quali strumenti didattici, materiale scolastico o ancora compie atti vandalici è spesso definito “bullo”.
Purtroppo, molto spesso viene sottovalutata l’importanza di agiti aggressivi e/o violenti. Infatti, chi presenta comportamenti di questo tipo prima dei 13 anni di età potrebbe presentare un disturbo definito “Disturbo della Condotta”[1]. I disturbi del comportamento si caratterizzano con azioni, stili e modi d’essere problematici in quanto deviano il giovane dalle regole di convivenza sociale.
Quali sono i segnali da attenzionare?
Anomalie di questo tipo hanno chiaramente conseguenze sul funzionamento sociale, scolastico e familiare e se ignorate e non riconosciute possono determinare conseguenze significative sullo sviluppo emotivo e sociale del giovane.
Per questa ragione, è essenziale riconoscere i segnali da attenzionare:
- Aggressione a persone o animali: spesso minaccia e intimorisce gli altri; mostra una forte tendenza alla menzogna; ha esplosioni di rabbia; dà facilmente inizio a colluttazioni fisiche; è fisicamente crudele con animali e persone e danneggia facilmente le cose utilizzando altresì delle armi per es., un bastone.
- Disregolazione emotiva: vi è assenza di sensi di colpa, scarsa empatia e scarsa espressione delle emozioni, nonché disinteresse verso le attività sociali e di crescita personale.
- Atti vandalici: ha deliberatamente distrutto proprietà altrui o ancora ha appiccato un fuoco con l’obiettivo di causare seri danni.
- Violazione delle regole: marina spesso la scuola, trascorre fuori la notte nonostante le proibizioni dei genitori e ha commesso furti.
Come intervenire?
Un intervento immediato e risolutivo deve partire dall’identificazione delle problematiche che innescano un malessere condiviso e continui conflitti e bloccare i copioni disfunzionali che si sono reiterati con ridondanza e che invece di risolvere il problema lo hanno strutturato. Nella maggioranza dei casi, con pochi incontri è possibile ottenere soluzioni pratiche che consentano di affrontare tempestivamente le problematiche riscontrate. L’intervento più efficace ed efficiente sicuramente deve coinvolgere anche i genitori, punti di riferimento del giovane nel processo educativo e di sviluppo emotivo. In effetti, molti comportamenti disfunzionali dei figli dipendono proprio dallo stile genitoriale. Talvolta, quindi, diviene opportuno potenziare le risorse genitoriali che si possiedono per alimentare le proprie competenze genitoriali.
- [1] Esordisce dopo i 5 anni e prima dei 10 anni. Ma, gia’ nel bambino piccolo ci possono essere dei precursori: urla, pianti, rompere o tirare oggetti, atti aggressivi e crudeli verso animali. Sono i cosiddetti “bambini difficili”.