IL DOLORE DI UN PAZIENTE ONCOLOGICO: TRA IL DESIDERIO DI VIVERE E LA PAURA
DI MORIRE
“Dopo l’operazione chiesi di vederlo. A colpo d’occhio sembrava una pallina di marmo, innocua, quasi graziosa. Dopo alcuni giorni, lo esaminai al microscopio, e mi resi conto di che cosa fosse capace riproducendosi. Capii che avevo un nemico dentro di me: un alieno, che ha invaso il mio corpo per distruggerlo. Ora abbiamo un rapporto di Guerra: lui vuole ammazzarmi, io voglio ammazzare lui…”.
Oriana fallaci
Nel 2019 in Italia sono stati diagnosticati circa di 371.000 nuovi casi di tumore maligno: 196.000 negli uomini e 175.000 nelle donne. Nel nostro paese, ogni giorno circa 1.000 persone ricevono una nuova diagnosi di tumore maligno. Per questa ragione, viene posta molta attenzione alla promozione di campagne di prevenzione volte al sostegno dell’importanza di controlli periodici, di attenzione verso il proprio stile di vita e di alimentazione.
Ma, qual è l’impatto psicologico della malattia oncologica?
Chi vive una malattia oncologica sente invasa la propria persona da un estraneo che minaccia la propria energia, estetica, vitalità, vita quotidiana e relazioni sociali. Vivere una malattia oncologica implica “mettere in pausa” i miei progetti, il mio immaginario al fine di, ove possibile, iniziare una cura altrettanto dolorosa ed invasiva. Si inizia a sognare il futuro con grande forza, ma, con altrettanta violenza arriva la paura, la paura di non avercelo un futuro, la paura di non avere tempo per fare tutto ciò che abbiamo rimandato, che abbiamo sognato. Contemporaneamente arriva il dolore della perdita della propria vitalità: si osservano le energie svanire e il corpo cambiare, diviene fragile, pallido e denuncia qualcosa che non va a partire dalla perdita dei capelli. Chi ha la fortuna di essere circondato da amici e parenti detesta quelle attenzioni verso sé, il malato e quelle coccole eccessive che non fanno altro che sottolineare quanto si è diversi e fragili. Le paure di chi ci ama ci travolgono, l’angoscia di non vederli più ci logora. Una mamma non può nemmeno immaginare di abbandonare la propria bambina, di perdere il suo primo giorno di scuola, il suo primo fidanzato, la sua laurea… un papà non può pensare di non potersi prendere cura della sua famiglia, non sentire più ridere la propria figlia e di non esserci il giorno del suo matrimonio, accompagnandola all’altare.
Che ruolo ha la salute mentale?
Gli studi dimostrano che il ruolo dell’ambiente familiare, sociale e medico, sappiamo che si ripercuote direttamente sulle funzioni del sistema immunitario. (Kiecolt-Glaser, 1987). Sandra Levy, psichiatra americana specialista del cancro che ha passato in rivista centinaia di lavori di ricerca dice: “Le percentuali di sopravvivenza più deboli di pazienti oncologici corrispondono a stati di depressione o di senso d’impotenza percepito dal paziente, mentre le percentuali più alte corrispondono alla volontà di reagire.”
Le ricerche più recenti permettono di osservare che il benessere psicologico stimola le difese naturali dell’organismo, in particolare le cellule NK (Natural Killer), aumentando così la speranza di vita e la vittoria sulla malattia. La psiconeuroendocrinoimmunologia è la scienza che studia le interazioni tra i sistemi nervoso centrale, endocrino e immunitario, nonché il loro effetto sul comportamento umano e animale. Essa, è in grado di dimostrare i legami che uniscono delle discipline così differenti come la psicologia, la neurologia, l’immunologia e l’endocrinologia; in altri termini i legami che uniscono la mente e il corpo. Vivere una malattia oncologica comporta mettere in pausa ogni cosa e sentirsi bloccati, incapaci di agire; ciò, può generare una grande solitudine e impotenza, talvolta evitamento sociale per timore del giudizio e rimugini continui rispetto al passato. Avere un alleato pronto ad accogliere le nostre paure e guidarci nell’elaborazione del dolore per giungere alla consapevolezza della malattia è essenziale. Trent’anni di ricerche hanno permesso di esplorare gli effetti della pratica delle tecniche di gestione dello stress e del rilassamento sulla malattia. Studi rigorosi mettono in evidenza un miglioramento significativo della qualità di vita delle persone gravemente ammalate:
- diminuzione del dolore,
- delle nausee e del vomito,
- dei fastidi digestivi,
- dell’insonnia,
- dell’ansia,
- della depressione.
Quando nel dolore si hanno compagni che lo condividono, l’animo può superare molte sofferenze.
(Anna Staccato Lisa, citando William Shakespeare)