LASCIA, FACCIO IO: QUALI CONSEGUENZE HANNO QUESTE AFFERMAZIONI SUI FIGLI?
La genitorialità è un lungo e continuo apprendistato. Per diventare genitori ovvero adulti capaci di prendersi cura dei propri figli e di rispondere in modo adeguato ai loro bisogni fisici ed emotivi è necessario vivere la genitorialità e confrontarsi ogni giorno con i propri limiti e le proprie risorse. Giorno dopo giorno dovremo aumentare la nostra abilità di osservazione e analisi dei bisogni dei figli che cambiano secondo la fase evolutiva che attraversano: se per il neonato sarà indispensabile la nostra vicinanza fisica, il soddisfacimento dei suoi bisogni fisici nonché la nostra sintonizzazione emotiva per guidarlo verso un sano sviluppo emotivo e cognitivo; diversamente, nell’educazione di un figlio adolescente sarà necessario affinare le nostre capacità comunicative e relazionali, sarà richiesta infatti una danza tra il “lasciar andare” e il “rimanere a sua disposizione” per poter contemporaneamente scoprire il mondo e avere rifugio e protezione se dovesse confrontarsi con il fallimento relazionale. Insomma, risulta evidente quanto sia complesso essere genitori e quanto talvolta spinti dalle migliori intenzioni possiamo produrre gli effetti peggiori.
“non comprare questa maglia, non sta bene nemmeno a quelle belle”
Se affermazioni di questo tipo per una madre equivalgono al voler semplicemente consigliare una figlia per il meglio, della stessa idea non è la figlia; poiché, dietro a moltissime comunicazioni innocenti, talvolta, si annida una subdola squalifica che genera rabbia e delusione nei figli.
“Lascia, lo faccio io perché potresti farti male”
Dietro a questa gentile affermazione di cortesia e protezione, sentita almeno un migliaio di volte nella nostra vita, si cela una delle forme più sottili di squalifica della capacità altrui. Quando questo tipo di squalifica comunicativa diventa reiterata nella relazione genitore-figlio gli sto dichiarando che non lo ritengo incapace di fare da solo. Così, una dichiarazione d’amore e di protezione diventa un copione disfunzionale in cui i genitori si occupano e preoccupano di tutto ciò che riguarda la vita dei figli cercando di eliminare tutte le loro difficoltà.
Quali possono essere le conseguenze a lungo termine?
Comunicazioni di questo tipo, generalizzate e ridondanti producono un duplice effetto:
- Farei qualunque cosa per te, perché ti amo più della mia vita
- Farei qualunque cosa per te, perché forse da solo non ce la faresti
Nel tempo, comunicazioni di questo tipo possono contribuire a formare e alimentare una scarsa autostima e un senso di incapacità nel figlio, che può sviluppare dei veri e propri problemi psicologici, quali ad esempio, disturbi d’ansia, disturbi alimentari, abuso di sostanze stupefacenti, ecc.
Consigli utili per una sana comunicazione genitore-figlio:
Iperproteggere i figli implica impedire loro di commettere errori e sperimentare tutte le risorse utili per la risoluzione degli stessi, privandoli altresì, di vivere le esperienze naturali al loro sviluppo emotivo per la costruzione della loro autostima e del senso di self-efficacy. Ecco tre utili consigli per favorire la sana relazione genitore-figlio:
- Protezione flessibile: è necessario favorire l’investimento del figlio su soggetti esterni rispetto alla cerchia familiare, consentendogli di vivere le difficoltà della vita reale per assumersi gradualmente le responsabilità delle proprie scelte.
- Costruzione dell’autostima: l’autostima si costruisce attraverso le esperienze personali, sfidando i propri limiti e aumentando i propri successi utilizzando le proprie risorse. Per questa ragione, davanti a un figlio insicuro invece di dargli consigli e rassicurazioni possiamo guidarlo e stimolarlo a scoprire le alternative a sua disposizione “tu cosa ne pensi?” e ancora “tu cosa vorresti fare?”
- La sfida quotidiana: i genitori che adottano un copione iperprotettivo, come abbiamo già ampiamente descritto possono essere complici del malessere dei propri figli impedendogli di mettere alla prova loro stessi. In questo senso, per una sana e funzionale relazione con i nostri figli che sia caratterizzata dalla loro autonomia potremmo presentare delle piccole sfide quotidiane “sai, pensavo che fossi in grado ma forse mi sono sbagliata”. Davanti ad affermazioni di questo tipo, vi è solo un’unica possibilità per avere di nuovo la nostra fiducia: provare che ci sbagliamo!