L’ESPERIENZA DI LUTTO: INEVITABILE QUANTO DEVASTANTE
“Non ho la forza di pensare a te in un posto diverso dal tuo divano, davanti ai tuoi programmi di scienze. Mi dicono che ora siamo più vicini che mai, voglio crederlo vero. Mi aspettavo che la mia vita si sarebbe fermata, che nulla avrebbe più avuto colore, invece, una parte di me desidera ancora poter sorridere e ricerca la vita, l’avventura e la spensieratezza, ora più che mai. Mi incolpo di questo, mi condanno per questo! Perdonami. Vorrei solo svegliarmi e scoprire che era tutto un brutto incubo”
Quando la nostra vita è segnata dalla perdita di una persona cara, soprattutto un familiare, nulla è più come prima. Quando subiamo la morte di una persona che amiamo, il nostro mondo viene scosso da un evento che ci costringe a adattarci ad una situazione del tutto diversa, nuova, incomprensibile. È necessario tenere conto che il lutto si inserisce all’interno di una dinamica del tutto personale: diversi fattori, infatti, concorreranno nella gestione di un dolore così grande. Il lutto può avere un grande impatto sulla nostra salute psicologica soprattutto se questo evento si inserisce in un background segnato dalla presenza di fattori di rischio, quali potrebbero essere condizioni socioeconomiche basse, presenza di psicopatologie o altre particolari condizioni mediche. Alla morte di una persona cara nessuno appare indifferente: gli amici e i conoscenti accompagnano i familiari del defunto nella condivisione di emozioni insopportabili, in questo, gioca un ruolo fondamentale anche il rito funebre, perché consente ai superstiti un ultimo contatto con il defunto e una visione chiara della conclusione della loro relazione. Una persona che vive il lutto può sperimentare diverse manifestazioni di malessere sia fisico che psichico. Molto spesso, i pazienti raccontano di convivere con diversi disturbi somatici, preoccupazione rispetto all’immagine della persona cara venuta a mancare e molti sensi di colpa nei confronti della persona scomparsa. La profonda tristezza e l’assordante disperazione si fanno spazio nella nostra vita quotidiana costringendoci a sperimentare difficoltà ad addormentarci o a mantenere il sonno, perdita di interesse, isolamento e pensieri ripetitivi circa la persona venuta a mancare; è costante la ricerca della persona perduta. Le emozioni che condizionano la nostra vita divengono sempre più prepotenti e intrusive: la tristezza si specchia nel nostro volto, la collera è alimentata dalla frustrazione per l’impossibilità di evitare la morte e la colpa e i continui rimproveri hanno la meglio: la colpa per non essere stati abbastanza buoni, affettuosi e presenti e i rimproveri per non avere insistito di più per effettuare tutte le visite mediche o per non averlo portato/a tempestivamente in ospedale.
“Ho scoperto che la morte esiste e non appartiene solo agli altri, coinvolge anche me.”
Viviamo l’incredulità e la confusione, il non riuscire ad organizzare i pensieri e il pensiero ossessivo riguardo la persona cara, il pianto, lì pronto in qualunque momento del giorno, che diviene una protesta, una richiesta di aiuto. Spesso, i pazienti in lutto mi chiedono come fare a smettere di piangere, come fare a togliere dal cuore quel macigno e come smettere di condannarsi. Le nostre emozioni divengono devastanti quando le combattiamo, quando cerchiamo di sfuggirvi e cerchiamo riparo in “porti sicuri”. Non esiste luogo dove possiamo nasconderci e impedire al dolore della perdita di penetrarvi; ciò che possiamo fare è imparare a gestire il nostro mondo emotivo, perché finché faremo a pugni con le nostre emozioni vivremo una battaglia dalla quale ne usciremo sempre perdenti. L’elaborazione del lutto è un processo che è caratterizzato da diverse “fasi”, bisognerà imparare, giorno dopo giorno a riadattarsi al nuovo mondo, portando nei nostri ricordi sempre quello vecchio, dove la persona cara era presente. Un altro elemento fondamentale per l’elaborazione del lutto sarà poi lo sviluppo di una nuova e sana relazione con la persona perduta e un reinvestimento nella vita. Foscolo, nella sua meravigliosa opera “i sepolcri” racconta del valore della tomba in nome del sentimento; sottolinea come non esista morte per chi continua a vivere nel ricordo affettuoso dei propri familiari. Il sepolcro diventa un luogo di incontro, alimentando, tra i vivi e i defunti una nuova relazione di amore.